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Dove nascono i ricordi dei figli?

Ero a casa di Alberto, detto Billy da tutti noi colleghi. Stavo aspettando, che finisse di prepararsi, seduta sul suo divano di pelle nera in salotto. Ci eravamo dati appuntamento a casa sua per poi partire verso Roma. Pochi giorni prima, eravamo stati chiamati dal “Grande Capo” della sede centrale dell’azienda per una riunione straordinaria, ma entrambi non avevamo idea di cosa volesse comunicarci. Il “Grande Capo” non aveva voluto menzionarci nulla a proposito; aveva concluso la chiamata, dicendo solamente: “Penso che sia opportuno che prendiate il primo treno diretto per Roma.”

– tu-tu-tu-tu-tu –

Disorientati, Billy ed io ci eravamo scambiati uno sguardo perplesso. Non capivamo come mai ci fosse una tale urgenza. Acquistai subito due biglietti del treno.

La casa di Billy era davvero particolare: arredata con gusto, piena di suppellettili deliziose, qualche oggetto di design sparso in angoli ben precisi dell’alloggio. Si intuiva che c’era una presenza femminile, a cui andava il merito della buona riuscita dell’organizzazione di tutta la mobilia.

Cominciai a passeggiare avanti e indietro per il salotto. Mi incuriosivano le numerose fotografie appese alle pareti: grandi cornici, che contenevano tanti collage di foto di Billy, sua moglie e i due bambini. Erano così graziosi. Adoravo guardare quei momenti di vita rubati, cliccando semplicemente il bottone centrale del cellulare. Continuavo ad osservare, soffermandomi su ogni particolare. È piacevole permettere proprio alle foto di far tornare alla mente attimi passati da tempo.

Anche da bambina mi divertivo a scrutare i vari portafoto di casa mia. Entravo nella camera da letto dei miei genitori, mi sedevo sul letto e indirizzavo lo sguardo al comò, dove erano posizionati in modo geometricamente perfetto tutte le foto della loro gioventù e dei primi momenti dopo la mia nascita. Stare in quella camera mi piaceva tanto, mi sentivo al sicuro: vedere una me neonata, stretta tra le braccia di mamma e papà, mi faceva stare tranquilla. Negli anni a venire, l’entrare in quella camera mi ha sempre procurato la medesima sensazione: uno strano pizzicorino di felicità allo stomaco, una leggera eccitazione, una misteriosa percezione di vittoria sul mondo esterno.

Continuando a passeggiare per il salotto, mi chiesi se anche i figli di Billy fossero sensibili al posizionamento dei portafoto delle loro case e se anche a loro facesse piacere avere sotto agli occhi i loro progressi di crescita tra un’estate al mare e una Pasqua in montagna.

Era questo il punto: dove nascono i ricordi dei figli?

In una camera da letto dei genitori? Nell’anticamera del salotto? Sul tavolino di fianco alla televisione, dove è posizionato quel buffo soprammobile, che ha regalato il bisnonno alla nonna della mamma?

Le fotografie servono a far memorizzare ai figli da dove si è partiti, chi eravamo prima e dopo di loro, cosa abbiamo imparato, dove andavamo, e via dicendo. Colui che si mette dietro l’obiettivo, inquadra, incornicia per sempre chi in quel momento dev’essere al centro dell’attenzione del dispositivo. Poi c’è il click. Si immortala la bellezza. Catturata per sempre dentro a tanti pixel. Ora siete un ricordo. Ora è per sempre. Ora nessuno vi può cambiare da come siete stati presi. Ora è la bellezza per eccellenza, quella su cui avverranno i paragoni futuri. Questo impareranno i vostri figli, questa foto qui. Questa da adesso in poi sarà il tipo di bellezza a cui loro si abitueranno. La loro memoria è nata così. Da quelle foto. E saranno proprio quelle foto che li rassicureranno, li faranno sentire al sicuro. A mano a mano che la memoria aumenta, restituirà ricordi più nitidi e forti. Costruirà una sorta di porta-gioie, in cui loro potranno riporre tutto ciò che li fa stare meglio. Ci saranno anche quelle foto, quelle camere, quegli angoli a loro così familiari, dove hanno iniziato a ricordare.

Mentre riflettevo su quali di quelle foto fossero le preferite dei figli di Billy, la porta della camera da letto si aprì. Billy uscì con il suo bagaglio in una mano e la giacca nell’altra.

“Possiamo andare!”, mi disse entusiasta, “Scusa se ci ho messo tanto… non trovavo il carica-batterie!”

“Figurati! Nel frattempo, ho dato un’occhiata alla tua casetta, davvero carina!”

Billy sorrise timidamente, “Eh… merito di Elena, se non ci fosse lei, sarebbe un disastro!”

Salimmo in macchina e ci dirigemmo alla stazione. Eravamo impazienti di sapere cosa volesse dirci di tanto urgente il “Grande Capo”.

Reviews

“Lo Scopatore di Anime” di Pablo T: il libro che rompe gli equilibri, sgretola gli schemi e disturba l’anima

Giorno di prima recensione… Giorno speciale!

Cercherò periodicamente di parlare delle letture che intraprendo, concentrandomi su quelle che maggiormente mi colpiranno (ovviamente, no? 😊 ). Inizio con il dare un layout a questa nuova rubrica del blog. Perciò, prima di sciorinare tutto ciò che di bello mi è piaciuto dei libri, di cui tratterò, aprirò sempre la sezione della recensione con questi 3 punti introduttivi:

  1. La trama
  2. Il paragrafo del cuore
  3. Da leggere se…

in modo da darvi un primo “assaggio” di quello di cui si andrà a parlare nella recensione. I 3 punti servono anche per capire se può essere un libro, che stuzzica la vostra curiosità o meno, quindi leggeteli attentamente, vi sapranno consigliare 😊

Inauguriamo questa nuova rassegna con un libro, che mi ha davvero appassionato: “Lo Scopatore di Anime” di Pablo T, il quale autore mi aveva preannunciato che sarebbe stata una lettura tosta (anche se le parole, che ha usato lui, sono state altre! 😊 ).

Andiamo, quindi, a scoprire i 3 punti:

1) LA TRAMA. Rendiè è uno scrittore e poeta, che ha perso apparentemente l’ispirazione e il coraggio di comporre. Vive in un piccolo appartamento in periferia e durante il giorno lavora in una società di assicurazioni come archivista e addetto ai reclami. La sua inadeguatezza nei confronti del mondo e il suo rifiuto per adeguarsi alla società in cui vive, lo rendono nervoso e deluso nei confronti della vita stessa. L’incontro con Regina, la “bionda intelligente dalle gambe di gazzella”, riesce a scuoterlo un poco, anche se il rapporto tra di loro è complicato. La sua stanchezza morale prenderà il sopravvento e lo porterà a prendere una decisione risolutiva per imporsi sul mondo con parole profetiche e vere.

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE.Bisogna andare. Non so dove. Ma, dobbiamo andare. Due occhi non possono mai bastare, la strada t’insegna e ti mastica nello stesso momento. Per questo fottuto egoismo, necessito dei tuoi capelli come radici sulle quali aggrapparmi, dei tuoi occhi come fari nella notte nuda ed insensata, ho bisogno di mani come voli di rondine da cui ripartire. Perché il viaggiatore ha patria nel vento, alberga nei più piccoli pensieri, si orienta con gli odori, punta le stelle e, qualche volta sorride. Ti porta con sé, ti indossa sugli occhi e, sollevandosi il bavaro della giacca, ringrazia di essere ancora vivo.

3) DA LEGGERE SE… vuoi sentire una voce grossa che spezza un coro di voci monotono, se il sistema ti sta stretto, se la provocazione è il tuo stile di vita!

È proprio l’inizio del libro che ti lascia senza fiato. Non ero arrivata a pagina 5, che già avevo la percezione che ciò che da sempre penso della società odierna fosse riuscito a scriverlo Pablo T in poche pagine: le parole sono quelle giuste, il tono anche e i modi pure! Mi sono sentita protagonista del libro, come se al suo posto ci fossi davvero io! Dopo aver letto poche pagine, è stato inevitabile non pensare: “Finalmente qualcuno che riesce a dire in modo così chiaro ed esaustivo quello che ho in testa!”.

La voce di Rendiè è la voce di tutti coloro che sono stufi di dover subire le apparenze o essere schiavi del dio denaro o trovarsi in un mondo popolato solo da beni materiali, più che da ideali e filosofie. Tutti noi possiamo essere Rendiè; i problemi che affronta sono quelli che noi, popolo del 2000, siamo costretti ad affrontare. Le sue incertezze sono le nostre, come la mancanza di punti fermi, ma anche di modelli di riferimento.

Mentre ero impegnata in questa lettura, è capitato di andare al cinema a vedere il nuovo film “Joker”, con lo strepitoso Joaquin Phoenix. Ho notato una certa somiglianza “stilistica” tra Rendiè e Joker. Entrambi sono personaggi in continuo contrasto e antitesi con la società, in cui vivono, ma che cercano in tutti i modi di emergere per sopravvivere, tentando di mettere la testa fuori dall’acqua per respirare. Rendiè è un modello positivo, che attraverso la forza del suo talento e del suo animo, trova un compromesso, che esplode nell’amore e nella autorealizzazione nella vita che ne scaturisce.

Mentre, Joker, purtroppo, un po’ meno fortunato, intraprende un altro tipo di strada, quella più buia e triste. Il messaggio finale, che fa riflettere, è come l’ambiente circostante possa influenzare a tal punto le decisioni di vita di un personaggio, come possa affossarlo, estrometterlo ed esiliarlo dal condurre una vita “normale”. Come sempre, è il bene che vince su tutto, quello che si trova in ognuno, grazie al quale si lotta a tutti i costi, pur di farlo trionfare sempre. Solo in questo modo la società può venir messa a tacere… una buona volta.

Pablo T conduce la scrittura magistralmente, il suo stile è accattivante, tagliente, a tratti poetico, in alcuni momenti diretto e convulso. In alcune pagine, sembra quasi di essere ad un tavolo di un bar a prendere un caffè con Rendiè, talmente si è presi ad esplorare il suo mondo introspettivo, le sue paure, i suoi pensieri e la sua filosofia di vita. Poi, come per magia, la sua vita si snoda, si avviluppa e si scioglie ancora, portandolo ad una formazione completa del suo io più profondo.

Lettura assolutamente consigliata!

Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2013, ma nel 2019 ha avuto una nuova pubblicazione con la casa editrice Letteratura Alternativa. Da quando ha vita, l’opera è stata considerata un manifesto in controtendenza, un libro che fa schierare, grazie al quale non si può non prendere una posizione! A mio parere, è uno di quei titoli che serve a scrollare la coscienza pubblica del terzo millennio, che parla e scuote le masse (sia di moralisti e perbenisti, ma anche di rivoluzionari e innovatori), una di quelle letture, che diventerà pietra miliare dei nostri tempi, proprio perché già il titolo stesso ha il compito di spezzare le catene dell’ipocrisia.

Tra gli altri libri che consiglio dello stesso autore, cito:

  • Ritratto borghese
  • Verrà qualcuno a salvarti

letture, che mi hanno accompagnato per tutta l’estate 2019!

Enjoy them!

…e se il libro ti è piaciuto, commenta ovunque vuoi!

Tutti i libri di Pablo T letti finora!