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I Natali passati…

Come ogni mese di dicembre, sto rileggendo il libro di Charles Dickens “Canto di Natale”.

Lo so, lo so… un po’ scontato e anche un po’ retrò. I classici, però, sono da sempre un mio cavallo di battaglia, ne ho letti davvero tanti e mi piace a volte rileggere qualche pagina.

Tornando al nostro Dickens… il suo libro riesce sempre a farmi riflettere… sono arrivata al punto in cui Mr. Scrudge riceve in visita lo spirito del Natale passato.

Ho sospirato tra me e me, largo ai pensieri… I NATALI PASSATI…

Nella mia famiglia si sono sempre onorate le tradizioni, quindi siamo molto, come dire, “ripetitivi” (passatemi il termine): il 24, cena della Vigilia, e il 25, pranzo di Natale, il tutto rigorosamente in casa, perché mia madre ha sempre detto “A me piace più stare in casa il giorno di Natale, perché si sta tutti insieme e l’atmosfera è più calda!”

Fino a qui, niente di straordinario: rappresentiamo la tipica famiglia italiana…

E’ proprio questo a cui pensavo, leggendo Dickens.

Le tradizioni sono sempre le medesime, anche se di anno in anno qualcosa muta: chi cresce, e così bambino non è più, chi ha qualche acciacco di salute, chi allarga la famiglia. Così i Natali passati diventano lo zoccolo duro, su cui si confrontano quelli presenti (e quelli un po’ meno passati); si inizia allora a fare raffronti, paragoni e poi le frasi del tipo “ah, quei tempi non tornano più…” – “Che bello quel Natale là dove eravamo tutti riuniti…” o ancora “Ti ricordi i Natali di quando eravamo piccoli?”

Sembra quasi che a dicembre lo spirito del Natale passato transiti anche da casa mia e in quelle dei miei cari, mostrando ad ognuno le tavole imbandite di qualche anno fa.

Il viaggio tra un Natale ed un altro sembra infinito. Si ripercorrono di giorno in giorno le emozioni più importanti rimaste ancorate al cuore: tutte le case in cui abbiamo festeggiato, i regali donati e ricevuti, i pacchi-dono scartati, i panettoni tagliati a fette e poi mangiati, lo zucchero a velo dei pandori sparso su tutto il tavolo. Lo spirito ci guida e la memoria ad un tratto sembra più elastica, più pronta a ricordare e a far tornare alla mente i ricordi più belli.

Poi penso a coloro che anagraficamente sono più grandi di me, come ad esempio i miei nonni. Chissà quanti Natali diversi tra loro hanno vissuto… testimoni di chissà quanti cambiamenti…Sale, perciò, un po’ di tristezza, perché come me, anche loro, sentono nostalgia di una “situazione-natalizia” considerata perfetta, ideale.

Tutto muta, tutto scorre, tutto cambia, perfino il 25 dicembre. Non esiste un Natale uguale ad un altro. Momenti che pensavamo potessero durare per sempre, facciamo poi fatica ad accettare mutati. L’unica certezza è l’arrivo puntuale di ogni anno dello spirito del Natale passato, su questo Dickens aveva proprio ragione!

Il Natale però non è solo un momento della serie “trova-le-differenze”… secondo me tutti quei giorni passati ad attendere, aspettare qualcosa o qualcuno che deve far capolino dalla porta di ingresso da un momento all’altro, diventano preziosi attimi di riflessione, di introspezione personale, che portano ad elaborare qualcosa di più nobile che impacchettare un semplice dono. Non fraintendetemi, non c’è cosa più nobile che regalare, essere generosi, e così via, ma ciò che intendevo in un paio di righe sopra è un concetto riguardante l’individualità di ognuno di noi. Considero infatti il Natale un momento di regressione: si torna ad essere un po’ più bimbi, si ricorda la proprio infanzia, ciò che ci ha reso felici e spensierati (come aspettare l’arrivo di Babbo Natale la notte della vigilia). E qual è il momento più adatto per sognare, se non quando si ripensa a quando si era dei bambini?

Sogni, speranze, desideri… tutto era concesso… non c’erano limiti frapposti tra noi e la fantasia che scaturiva da quei pensieri!

Il Natale è la festa dei Sogni, quelli con la S maiuscola: la festa, in cui si torna a pensare come pensavamo un po’ di tempo fa, la festa in cui qualcuno di noi riscopre le ambizioni infantili, i desideri di quando era solo un bambino e magari fa di quei sogni un po’ proibiti il buon proposito per l’anno che verrà.

Ben venga questo spirito dei Natali passati! Che venga, che ci faccia riscoprire ciò che abbiamo dimenticato, che ci insegni allora a riformulare sogni e aspettative di qualche anno fa, che ci svegli dal torpore in cui ci ha fatto piombare la vita routinaria di tutti giorni!

Il più bel regalo allora che possiamo ricevere è forse questa spinta, data da ciò che è già stato, da ciò che ci ha fatto arrivare fino a qui, e che venga recepita dai nostri pensieri e sviluppata nell’anno nuovo.

Non è mai troppo tardi per ascoltare ciò che ha da raccontarci lo spirito dei Natali passati, per guardare ciò che ci fa vedere di quei Natali lontani. Se si aguzza bene la vista e si tendono bene le orecchie, il messaggio verrà trasmesso forte e chiaro e lo Spirito allora avrà portato a termine il suo lavoro. Auguriamo a tutti voi un Buon Natale, ma soprattutto di potervi regalare ciò che sognavate da bambini e di riuscire a realizzare tutto quanto nel 2020!

Buon Natale a tutti da Red & Blue!

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Che Natale sarebbe senza… le scatole-regalo?

17 Dicembre – E’ quasi Natale, sento attorno a me lo spirito natalizio farsi strada, un gran vociare di gente, che cammina frettolosamente per le vie dei negozi della città e che interloquisce con il proprio amico/a, compagna/o, figlia/o:

“E’ quasi Natale”

“Siamo sotto Natale”

“Natale sta arrivando!”

Mi capita spesso in questi giorni di entrare nei numerosi negozi di oggettistica, che addobbano le vetrine a festa, così caoticamente e con luci e festoni così sgargianti, che non posso fare a meno di rimanerne come ipnotizzata. Tutti questi negozi sono quelli che più mi ispirano la parola Natale, il suo significato più materiale (ovviamente) e l’attesa di un giorno, che personalmente mi preme più aspettare che vivere. Entro in questi negozi e mi perdo ad aprire e chiudere le scatole di cartone, latta, porcellana che riportano qualche motivo natalizio: c’è quella a forma di orsetto vestito da Babbo Natale, si sprecano quelle che rappresentano Babbo Natale o le sue renne, quelle a forma di fiocco di neve o pacco-dono con fiocco rigorosamente rosso, quelle a forma di pallina o di abete (alias albero di Natale). Un miliardo di combinazioni di colori, altrettante combinazioni di formati e grandezze. Libidine coi fiocchi, come direbbe Jerry Calà!

Ho sempre amato le scatole: ogni volta che ne vedo qualcuna, sono conquistata dalla mia innata capacità di farmi tentare dal diavolo del marketing, chiamato “Acquisto di impulso”. Penso di avergli venduto l’anima un giorno di tanti anni fa…

Passo qualche quarto d’ora della visita tra gli scaffali dei negozi a giochicchiare con tutte le scatole, scatoline e scatolette che incontro sul mio cammino. Trascorro interminabili minuti a proiettare miraggi di possibili utilizzi, una volta acquistate e trasportato il bottino a casa. Penso e ripenso.

“Cosa potrei metterci dentro?”

“In questa… magari i biglietti dei concerti…”

“Guarda questa qui, piccolina… magari i tappi delle bottiglie che ho stappato per il compleanno dei 30 anni?”

Insomma, perdo davvero preziosi minuti di vita nel fantasticare a cosa potrebbe servire ogni scatola che trovo potenzialmente acquistabile! Ma soprattutto a inventarmi qualsiasi tipo di roba che potrebbe essere contenuta all’interno! Capita anche a voi?

Le scatole mi piacciono, perché precludono… tante cose inaspettate! Cosa ci sarà dentro?! È l’effetto sorpresa che cattura l’attenzione: la scatola è l’oggetto per eccellenza che riesce a rappresentarlo meglio!

Nascondere un oggetto pregiato o semplicemente un regalo particolare caratterizza l’attendere il giorno di Natale. Significato religioso a parte.

Attendere una sorpresa, una scoperta, preclude sempre l’apertura di una scatola…

Allora, perché abbiamo questo tormentoso bisogno di contenere qualsiasi cosa? Di proteggerla dentro ad un involucro? Di nasconderla dal resto del mondo?

È da un po’ di tempo che mi faccio questa domanda: perché abbiamo bisogno di tutte queste scatolette “carine e coccolose”?

Ne conseguono, quindi, una marea di supposizioni formulate a mo’ di domanda! Siete pronti?! 😊

Partiamo dalla n. 1…

Forse perché abbiamo bisogno di protezione, perciò chiudere un oggetto dentro ad una scatola ci restituisce quel tepore, che proviene da una specie di sicurezza esterna al nostro essere?

O magari il riporre gli oggetti nelle scatole ci dà la sensazione di avere la nostra vita sotto controllo? Ogni cosa ha un suo posto specifico e saperla in quel determinato contenitore ci rassicura ulteriormente.

Forse vogliamo avere noi la nostra scatola personale, che come ripara i nostri oggetti più cari, ripara allo stesso modo noi stessi?

O tutte queste ipotesi sono solo frutto di bip bip mentali pre-natalizie!!! 😊

Malgrado tutto ciò, continuo ad avere una passione sfrenata per le scatole di Natale e non e tento di darmi un freno dal non finire per tornarmene a casa avendone comprate 4 o 5.

Qual è il vostro oggetto preferito da comprare quando fate shopping?