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Il mio primo libro è in procinto di essere pubblicato!

Volete saperne di più? Leggete questo post!

Il mese di agosto è appena trascorso, ma già mi manca molto. Rispetto agli scorsi anni, è stato un mese per niente riposante, anzi… la mia routine giornaliera è stata convulsa e poco vacanziera, inoltre ad allietare questo moto perpetuo di eventi e novità, è giunto anche il momento, in cui ho preso coraggio e, insieme alla casa editrice Letteratura Alternativa, ho deciso di buttarmi a capofitto nell’avventura del crowdpublishing, per portare alla pubblicazione il mio primo prodotto editoriale, il mio romanzo, il mio libro.

Dal 16 agosto (l’inizio di questa bellissima sfida), mi sono messa in gioco e mi sono piacevolmente sorpresa nell’accorgermi che, molte persone attorno a me avevano piacere di sapere cosa avevo da dire. Le due domande che mi sono state fatte maggiormente sono, appunto,

<<Perché hai scritto un libro?>>

<<Di cosa tratta “La figlia sfuggente”>>.

Ho deciso, perciò, di scrivere un post sul blog a proposito di queste questioni, per svelare qualche retroscena, che per il momento ho tenuto solamente per me, e per illustrare meglio la trama di questa mia prima produzione letteraria.

Non posso negare che, da quando ho cominciato a capire qualcosa di questo mondo, la mia più grande ambizione è sempre stata quella di diventare una scrittrice, parola che mi ha fatto sempre un po’ tremare e sussultare ogni qual volta volevo o dovevo pronunciarla. È un vocabolo, che mi intimorisce non poco, a tratti mi inquieta, più che altro perché provo un grandissimo timore reverenziale per lei! Stimo tanto, troppo, scrittrici del calibro di Elsa Morante, Isabel Allende, Emily Bronte, Jane Austen, Oriana Fallaci, donne che secondo me sono scrittrici con la S maiuscola e che incarnano i miei modelli di ispirazione. Ciò che mi ha sempre appassionato della scrittura è il suo aspetto primordiale di bisogno, che la specie umana ha da sempre rincorso: il desiderio di lasciare impressa una traccia fisica, tangibile, che solamente a voce non riuscirebbe ad attraversare il lunghissimo (e infinito) tragitto, che il tempo ci obbliga a sottostare. Infatti, i latini erano saggi… “Verba volant, scripta manent”. La scrittura è un vero e proprio bisogno, che fossi in Maslow avrei aggiunto proprio alla base della piramide, insieme a cibo e acqua 😊. Io scrivo sempre. Questo è l’assunto certo della mia vita. Una specie di legge personale, che applico quasi quotidianamente e mai prendo sottogamba.

L’idea di scrivere un libro è nata più o meno tre anni fa. La conclusione del mio primo lavoro non è andata a buon fine: mi sono resa conto che scrivere “su commissione”, ovvero, scrivere un argomento caro a qualcun altro, non era la mia strada. La scrittura ha bisogno di verità e affezione. Così sono tornata sui miei passi iniziali, ho accantonato quella prima “creatura” e ne ho iniziate tre diverse! Sì, proprio tre! Ho voluto lasciarmi cullare da loro e piano piano una di queste mi ha preso la mano (un po’ di più) e mi ha dato un bello strattone, che mi ha suggerito di lasciar perdere le altre due e di proseguire solamente con lei.

Ecco come è nata “La figlia sfuggente”: un mix di argomentazioni e problematiche, che mi stanno a cuore da tanto tempo e che sento dal profondo dell’anima, tanto da scriverci un libro, una storia, che arrivi a sensibilizzare le corde del cuore di tutti coloro che lo leggeranno, per sensibilizzare, per capire quanto siano importanti le relazioni familiari e come ci plasmino fin dalla tenera età.

Da un anno a questa parte, da quando ho capito che “La figlia sfuggente” sarebbe diventata una pietra miliare importante nella mia formazione personale, seguo questa direzione e spero che ciò che scrivo possa essere d’aiuto a tutti coloro che approcciano questo romanzo, appena nato 😉

Se non avete ancora letto la sinossi, la riporto qui di seguito:

Il rapporto genitori-figli è uno dei più complicati e avventurosi… Lo sanno bene Claudio e Francesca, rispettivamente padre e figlia, ingabbiati dal destino in quel legame biologico e obbligato, a cui non possono sfuggire, ma solo arrendersi e sopportare. Fin dal principio, il loro rapporto è complesso, a tratti confuso e certamente ingarbugliato. Gli unici mezzi di comunicazione, che riescono a tenere in vita la loro relazione, costellata di assenze e silenzi, sono le tante cartoline che Claudio spedisce a Francesca durante i suoi viaggi di lavoro e non. Palliative, ma, allo stesso tempo, fautrici di una distanza che diventa sempre più incolmabile con il passare degli anni; le cartoline significano per Francesca l’unica testimonianza a cui aggrapparsi per combattere contro le sue paure nei confronti del passato e del futuro. Attraverso il passare del tempo, che trascorre tra l’infanzia e la giovinezza, la protagonista racconta la sua vita, scandita dal ritmo della lettura di quelle cartoline paterne.

La copertina e le illustrazioni del libro sono a cura di Giulia Cerrato, co-founder insieme a me di questo blog e illustratrice di tutti i post, che mensilmente produciamo per voi!

Se questo articolo vi ha incuriosito e volete aiutarmi a raggiungere l’obiettivo delle 100 copie, potete preordinare una copia del romanzo, cliccando qui 😉

Grazie a tutti per il supporto!