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Marie aspetta Marie, un dolce inno all’amore

Cari lettori,

la lettura che sto per recensire è forse quella che più mi ha colpito di tutto il mese di febbraio!

Il libro in questione è “Marie aspetta Marie” della scrittrice francese, Madeleine Bourdouxhe, edito dalla casa editrice Adelphi.

Marie sente quella voce e indietreggia, quasi involontariamente: si sente viva soltanto in quel segmento di carne che è il suo polso prigioniero di una mano estranea. Poi è di nuovo libera: punta l’obiettivo, scatta.

Appena ho terminato le sue pagine, non ho potuto fare a meno di pensare:

Come fa ad essere così attuale, malgrado sia stato scritto nel 1943!

La storia raccontata da M. Bourdouxhe ruota attorno al personaggio di Marie, una donna, che vive il suo ruolo di moglie, sorella, figlia e amante nella Francia degli anni Trenta. La protagonista assume una connotazione diversa, rispetto alla donna tradizionale, che siamo abituati a immaginare per l’epoca. Tutto nella vita di Marie cambia, durante una vacanza al mare, dove incontra un ragazzo, con cui intraprende una relazione extra-coniugale, una volta tornata a casa. La figura di Marie evolve: da moglie devota e quasi sottomessa diviene una donna consapevole dei suoi bisogni e necessità, una donna libera, senza paure e conscia delle sue decisioni.

Se aveva un desiderio, era quello di essere un uomo che cammina su una strada, dorme e mangia dove capita, si siede su un mucchio di sassi e taglia un pezzo di pane con un temperino. Se provava un piacere, era quello aspro e inusitato della disponibilità.

Fino al punto di rottura con il suo “menage” precedente, l’amore per Marie è unicamente quello per suo marito Jean, che però non contraccambia totalmente la sua stessa intensità di sentimento. L’entrata in scena di questo nuovo amore permette a Marie di farla crescere, riflettere, confrontarsi con la sua vera identità e scoprirne nuove sfaccettature. La liberazione dalle catene della femminilità, intesa come a quei tempi, le garantirà di accorgersi di quel qualcosa in più, fino a quel momento invisibile ai suoi occhi.

Quanto fosse rimasto del passato doveva dunque essere rispettato, perché sarebbero state cose autentiche. E aveva davanti a sé i bei pericoli predisposti dal fato: in mezzo a quelli si doveva procedere, a cuore aperto. Giacché non si è, ma si diventa.

Ciò che ho gradito di più è stato il tempo che la scrittrice ha dedicato a personaggi, sicuramente minori rispetto al marito e all’amante di Marie, ma essenziali ad inquadrare la personalità della protagonista. Sto parlando della sorella maggiore, Claude, e della madre, che tracciano la sfera familiare, in cui Marie è cresciuta e aiutano a capire la struttura della famiglia, ma soprattutto il ruolo della donna nella società.

Non avevo mai letto questa scrittrice, ma ora mi è venuta la curiosità di prendere in mano la sua opera di esordio “La donna di Gilles”, di cui mi sono nel frattempo un po’ documentata. Sembrerebbe una storia meno positiva e volta alla speranza di farcela, ma voglio comunque leggerla e capire di che si tratta.

Vi lascio con il mio paragrafo del cuore di questo libro stupendo, che vi consiglio assolutamente di inserire tra le vostre letture:

Chi vive più di un amore vive anche più di una lacerazione. E forse un costante susseguirsi di solitudini.

A presto, lettori!

Una nuova #recensioneblue ci aspetta!

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“Il Fornicaio” di Matteo Edoardo Paoloni è irriverente e ironico

Cari lettori,

Una delle letture più sorprendenti del mese di febbraio è stata “Il Fornicaio” di Matteo Edoardo Paoloni, collega e compagno di scrittura presso la Casa Editrice Letteratura Alternativa Edizioni.

Leggo spesso e volentieri nei gruppi letterari e di consigli di letture:

“Vorrei leggere un libro divertente…” – “…un libro che mi faccia sorridere…”

Matteo fa questo e lo fa in un modo che ho trovato del tutto nuovo ed innovativo! L’autore non vuole presentarsi come comico o cantore di barzellette e gag alla zelig-maniera, il suo libro è sì divertente, fa sorridere, contiene dell’ironia, ma allo stesso tempo mette il lettore sotto ad una luce come quella dell’occhio di bue.

Ci si trova soli, della serie “siamo solo io e te, caro libro… vogliamo metterci a pensare? Vogliamo creare una connessione tra anima e mente?”. La risposta a questa domanda arriva poi spontanea… semplicemente “Sì…”, proprio perché Matteo attraverso le sue storie, alcune brevi, altre più lunghe, ci permette di “ridere”, ma anche di commuoverci, di renderci conto, di realizzare, di prendere consapevolezza. Tante le tematiche toccate, da quelle famigliari agli argomenti più caldi sulle nuove generazioni, all’amore, alla fede politica, e così via. Il finale di ogni racconto lascia interdetti, il sorriso cede spazio alla riflessione, l’ilarità e lo stile spensierato di Matteo portano il lettore a ritagliarsi un piccolo momento di raccoglimento, che personalmente ho apprezzato molto.

Al Papeete solo bella gente, gente in forma, gente a posto, tanta figa, roba nostra, made in Italy, ci facciamo un cocktelino, […] qui al Papeete gente giusta, mica quegli sfigati dei centri sociali, un giro in modo d’acqua, le cubiste al ritmo di Mameli, Mojito o Caipirinha?

Il libro di Matteo è una fucina di messaggi ed esperienze di vita, la parte che mi ha intenerito maggiormente e che ho trovato assolutamente geniale è quella dedicata ad una breve cronistoria della vita dello scrittore, rappresentata da un piccolo aneddoto, che caratterizza ogni anno solare, dal 1986 al 2020!

1998

Leonardo Di Caprio batte i denti nelle acque gelide dell’Atlantico settentrionale. Kate Winslet galleggia su una tavola di legno. Ci sarebbe spazio per tutti e due, su quella tavola, ma per qualche ragione Leonardo se ne sta lì, livido in faccia.  […] Sui titoli di coda tiro su con il naso. Mi asciugo gli occhi come posso. Le luci della sala si accendono. Ilenia, mentre piange, si mette a ridere. “Oddio sei tutto rosso.” “Lo so. Hanno i riscaldamenti a palla.”

Leggendo ogni mini-racconto, sono cresciuta (di nuovo) insieme a Matteo, ripercorrendo la società italiana di quegli anni, trovando somiglianze rispetto alle sue e alle mie esperienze di vita e confrontandomi non solo con un mio coetaneo, ma con un autore con uno spiccato senso di osservazione e critica!

Very good job, Matteo! Lettura super-consigliata!

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“Disincanto”, il nuovo libro di Matteo Zanini!

Cari lettori,

oggi vi parlo del nuovo libro, fresco fresco di stampa, di Matteo Zanini: DISINCANTO.

Era da qualche mese che volevo leggere qualcosa di Matteo: ho infatti nella mia wishlist da un po’ di settimane “Catherine”. Non appena ho saputo però di questa new entry, ho voluto acquistarlo subito e tuffarmici dentro all’istante!

Matteo è uno scrittore con uno stile d’altri tempi: niente a che vedere con la letteratura moderna, il suo stile è qualcosa di più aulico e delicato, che tocca fin dalle prime pagine il cuore, avvolgendolo in un’atmosfera lontana e antica. La sensazione è quella di rivivere per davvero un tempo indietro, quando le buone maniere non erano considerate antiquate e la scrittura era pregiata e ben studiata.

Vorrei, prima di tutto, però sottoporre “Disincanto” ai 3 punti della #recensioneblue:

1) LA TRAMA. La famiglia Hardy è composta da quattro personaggi: Margaret, la protagonista, figlia del Signor Hardy e di sua moglie Viola, e Jake, il fratello maggiore. Margaret Hardy è una giovane ragazza, che vive il sogno di diventare una scrittrice affermata, ma che allo stesso tempo risente del trasferimento inatteso nel Rebshire, vivendo un periodo di sfiducia nei confronti della sua creatività letteraria. Tra colpi di scena e il ritrovamento di un’antica lettera, l’autore riesce a far vivere al lettore pathos, suspence ed emozioni interessanti!

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE

La scrittura è un’attività spontanea: permea i giorni col ritmo dei suoi desideri. Carta e calamaio fissavano con impazienza la figura entusiasta di Margaret, che stava loro di fronte. Si instaura un rapporto di intimità tra la mano e la penna, quando entrambe si scelgono per creazione di una storia dapprima inesistente; è una danza, un romantico vorticare nel tremolio incerto e bisognoso di una fiammella tiepida.

3) DA LEGGERE SE… avete la sensazione di essere nati/e in un’epoca che non vi si addice!

È stato facile immergersi nel personaggio di Margaret Hardy: mi sono sentita subito sulla sua stessa lunghezza d’onda, quasi che i suoi pensieri e le sue caratteristiche illustrassero a pieno ciò che penso di essere. Leggere la sua storia è stato come vedere me stessa trasportata in un viaggio a ritroso nel tempo. Margaret è una ragazza semplice, ma allo stesso tempo molto determinata, ma che rimane umile, anche quando ha l’impressione di essere stata “scelta” da una casa editrice. Mi è piaciuto molto il modo in cui Matteo ha dato una connotazione diversa, ma così espressiva ad ognuno dei personaggi, che hanno una particolare sfumatura, che li rende inequivocabili!

La parte che più mi è piaciuta è quella dedicata alla scrittura, quelle pagine sono davvero… vere! Mentre le leggevo, ho avuto la sensazione di essere finalmente compresa e di vedere in quelle righe qualcuno che la pensava proprio come la penso io.

ma quale può essere il ruolo di un aspirante scrittore se non quello di consentire alle piccole sorgenti di raggiungere i fiumi più ampi?

Nel libro di Matteo Zanini si celebra la scrittura, sotto forma di sacrificio, passione, ispirazione, creatività, ricerca e speranza. Per alcuni è solamente un mezzo, ma per altri, come per Margaret, è la propria vita, l’aspirazione più grande, un’ambizione talmente importante, da tenerla sempre in tensione e sovrappensiero. Matteo riesce a contornare la strada che Margaret percorre verso la realizzazione del suo sogno con piccoli passaggi, che danno modo di riflettere e soffermarsi.

È strano notare come, talvolta, si ricercano delle conferme a sensazioni di cui già conosciamo la veridicità; sembra quasi che il nostro istinto non basti, che il lato irrazionale e ancestrale di noi debba trovare il proprio riscontro nel mondo concreto. Bizzarra è la mente umana, groviglio ozioso di desideri inesprimibili.

La storia prosegue, non mancano i colpi di scena e alcune piccole sorprese, disseminate qua e là… non voglio svelare niente, però! Assolutamente da leggere e scoprire!

“Disincanto” è il messaggio che tutti gli <<aspiranti scrittori>> dovrebbero leggere, le sue pagine contengono vere e proprie perle, da custodire e da rileggere, di tanto in tanto. Bravo, Matteo!

“Disincanto” è edito dalla casa editrice Literary Romance, si può acquistare dal loro sito o su Amazon.

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I racconti del disagio, una new entry nel catalogo di Caravaggio Editore

Cari lettori,

avete sfogliato nell’ultimo periodo il catalogo di Caravaggio editore? Se avete seguito alcune mie stories su Instagram, avrete visto che tra i miei ultimi acquisti c’era il nuovo libro di Luca Maletta, intitolato “I racconti del disagio”.

Ispirata solamente dal titolo, ho deciso di inserirlo immediatamente nel carrello e di completare l’acquisto! Il disagio… sicuramente, una condizione, che soprattutto in questi ultimi due mesi, un po’ tutti abbiamo avvertito e almeno una volta nominato! Mi ha incuriosito tantissimo anche l’impaginazione del libro, cosa che ho potuto notare secondariamente, quando il libro era pronto per essere sfogliato. Molto originale la stesura delle pagine, come se il libro fosse ancora sotto forma di bozza. Man mano che si leggono i racconti, si trovano qua e là commenti e appunti, lasciati apposta proprio dallo scrittore: un’idea carina, ma anche un modo per coinvolgere maggiormente il lettore.

Andiamo, come sempre, ad analizzare il libro attraverso i 3 punti che caratterizzano la #recensioneblue:

1) LA TRAMA. Non esiste una trama, proprio perché nel libro sono contenuti ben 34 racconti, ognuno dei quali illustra un episodio a sé stante, ma il fattore comune è proprio il disagio, la condizione che attanaglia i protagonisti delle varie storie.

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE proviene dal racconto n. 16, che parla di una anziana signora, che si presta come modella per una giovane pittrice, che le fa un ritratto (da cui ha origine il titolo di questo racconto). Non voglio svelare oltre, perché secondo me vale la pena che venga letto 😊. Per il momento gustatevi il mio paragrafo preferito!

<<Sei una così bella ragazza, è un peccato tu non stia bene con nessuno.>>

<<Non ho bisogno di qualcuno per stare bene>> fece la giovane.

Teresa non si scompose.

<<Certo, hai ragione. Non volevo suggerirlo. Solo dovresti stare lì fuori a vivere, invece che startene rinchiusa con una vecchia. Hai delle amiche?>>

Di nuovo, Sara scosse le spalle. Teresa lo riuscì a vedere appena.

<<Preferisco gli anziani.>>

<<E perché?>>

Sara si accorse di non aver mai pensato veramente a una risposta.

<<È illuminante.>>

La modella non parlò, lasciando fosse la pittrice a continuare.

<<Ci vuole tempo per capire cosa ti stanno dando, e questo mi piace. Non so, forse sono anziana dentro.>>

Teresa sorrise.

<<Non è possibile. Invecchi quando hai perso tutto.>>

<<E si può restare giovani da vecchi?>> chiese Sara.

<<Non lo so. Spero di sì>> bofonchiò l’altra – poi aggiunse: <<Perché dipingi le persone anziane?>>

Evitando la risposta, che comunque aveva già dato, la pittrice disse: <<Mi piacciono le ragazze.>>

Teresa ne fu sorpresa, ma volle mostrarsi moderna.

3) DA LEGGERE SE… siete alla ricerca di un libro, che vi faccia uscire alla grande da questa quarantena! A me ha ricaricato!

Quanto disagio esiste dentro ognuno di noi?

Leggendo ciò che Luca Maletta racconta con tanta sincerità e malinconia ho pensato che alcuni dei ricordi personali più impressi nel cuore siano proprio quelli, in cui mi sono sentita a disagio: una situazione, un gesto, uno sguardo sbagliato, una frase nascosta in mezzo a tanti pensieri buttati alla rinfusa in una discussione. Ciò che più torna in mente è proprio quella sensazione di fastidio e di antipatia, quei momenti, in cui “avresti voluto dire…” – “avresti voluto essere…” – e così via…

Leggere “I racconti del disagio” non è stata una “passeggiata”: non fraintendetemi, è stata una lettura molto significativa, ma allo stesso tempo una di quelle che definisco <<disturbante-dell’animo>>, perché va a toccare corde sensibili del cuore, proprio quelle che vorremmo tenere al riparo.

Prediligo, tuttavia, letture di questo tipo, sono quelle che permettono di riflettere e che trasmettono umanità, che fanno capire che a questo mondo c’è ancora qualcuno che si accorge dell’essere umano, in quanto tale, e non solamente in quanto apparenza e fisicità!

Ogni storia che Luca racconta mettere in risalto la passione, la disperazione e la fragilità degli esseri umani coinvolti. Di fronte alla cattiveria, che la Vita amaramente ci prospetta, siamo tutti spauriti e senza mezzi. Non riusciamo a uscirne, ma soccombiamo penosamente, anche se opponiamo resistenza, anche se ci ribelliamo, anche se alziamo la testa. La lezione finale è sempre la medesima: la Vita è più forte di tutto ciò che pensiamo sia al di sopra e il conto da pagare è obbligatorio per tutti, purtroppo.

Oltre a “Il ritratto”, ho apprezzato molto:

  • Il racconto n. 3 “Estinzione”, a metà tra un sogno e un mondo distopico, lo stile di Luca Maletta è molto ermetico, non sempre svela, ma piuttosto cela, mettendo il lettore nella condizione di compiere quel collegamento tra sinapsi, per comprendere al meglio il significato del suo messaggio!
  • Il racconto n. 7 “La Vacca”, quello che mi ha fatto maggiormente rabbrividire e rattristare, tanto da voler entrare io nella storia per fare un po’ di giustizia tra i vari personaggi 😊

A volte, neanche si presentava in classe, con la mente. Il suo corpo poteva essere lì, tutto composto, col giacchetto addosso e lo zaino in spalla, ma la mente no – quella era lontana: rivolta a ricordi lontani. L’asilo, il cortile; lei che era una bambina come tante: né speciale, né diversa.

  • Il racconto n. 18 “Diverse melodie”, come si suole dire: breve, ma intenso!
  • Il racconto n. 29 “Il giacchetto”, così triste, così ingiusto!
  • E per finire il racconto n. 33 “Carta bruciata”, in cui affiora la falsità e la mancanza di empatia tra gli uomini, tra l’altro amici…

I racconti del disagio” è disponibile sul sito di Caravaggio editore, dategli un’occhiata, mi raccomando!

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“Il racconto dell’ancella” per sfuggire alla quarantena da COVID-19

Cari lettori,

questo weekend mi ha tenuto compagnia un romanzo, che sicuramente molti di voi avranno già letto e riletto: “Il racconto dell’ancella”, di cui è anche molto famosa la serie tv (purtroppo non sono riuscita a vedermela e non riesco a trovarla da nessuna parte, qualcuno può aiutarmi?). Questa recensione è dedicata a chi ha sempre sentito parlare di questo libro, ma non ha ancora avuto l’occasione di approcciare la sua lettura.

Partiamo come sempre dai nostri 3 punti per dare una caratterizzazione a questa #recensioneblue:

1) LA TRAMA. Il romanzo è ambientato in un mondo che ancora non esiste, una specie di futuro prossimo, che però non è mai esistito nella realtà (per fortuna…). Ci troviamo all’interno di un regime totalitario, che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, stravolgendo completamente la vita quotidiana, come tutti la conosciamo. La società è rappresentata da una sorta di piramide, al vertice della quale ci sono i Comandanti sposati alle loro Mogli. Al loro completo servizio, Offred, la protagonista, ci racconta l’oliata organizzazione che si dipana come una solida gerarchia dalla classe dei Comandanti in poi. Vi sono, perciò, le Ancelle, donne fertili utilizzate dai Comandanti, nel caso le Mogli non possano avere figli, le Marte , serve nel vero senso della parola, che trovano un equivalente maschile nella figura dei Custodi, uomini a cui è vietato andare con le donne, gli Occhi, i membri dei servizi segreti del governo, gli Angeli, i soldati dell’esercito, le Zie, le guardiane del rigore morale delle donne, le Ecomogli, donne sposate a uomini di basso ceto sociale, e le prostitute. Offred è un’ancella, che ha inciso la sua storia sul nastro di una musicassetta, ritrovata più di un secolo dopo. La sua vita si articola tra i ricordi di quello che è stato prima che diventasse Ancella e ciò che invece è costretta a sopportare nella sua condizione attuale.

Non resta che leggerlo per capire tutto ciò che ha da dirci la nostra Offred!

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE Sul post uscito su Instagram ho selezionato alcuni dei paragrafi del cuore, quelli che mi hanno colpita di più (andate a dare un’occhiata per capire meglio il mood di questo bellissimo libro). Sul blog vorrei inserire un’altra citazione, quella che ha preso il posto della “citazione preferita”, mentre leggevo questo libro:

Ma io non voglio più andar via, scappare, attraversare il confine verso la libertà. Voglio restare qui, con Nick, dove posso vederlo. Nel dirlo mi vergogno di me, eppure, anche ora riconosco in questa ammissione la prova di quanto mi fosse indispensabile Nick. Mi sento giustificata, come da una sorta di malattia, di morte, di guerra. Una storia seria. Tanta serietà nei confronti di un uomo non mi sarebbe parsa possibile un tempo Certi giorni sono più razionali. Non vedo tutto sotto la specie dell’amore. Penso che in qualche modo, mi sono fatta una vita anche qui. È quello che pensavano le mogli dei colonizzatori, le donne sopravvissute alle guerre, quando avevano ancora un uomo. Siamo tutti molto adattabili, diceva mia madre, ed è davvero stupefacente constatare a quante cose ci si può abituare, purché ci sia un compenso.

3) DA LEGGERE SE… vi piacciono i romanzi distopici (in primo luogo) e se avete pazienza di capire il libro piano piano, senza fretta…

Il racconto dell’ancella” è un libro che sviluppa la pazienza. Sono soddisfatta di averlo letto in questo periodo, un po’ statico, un po’ lento, perché è la giusta lettura da assaporare. Non nego che per la prima parte del romanzo mi sia sentita desiderosa di scoprire subito tutto quello che c’era da sapere. No, non è questo il modo di avvicinarsi a questo libro. Bisogna immergersi poco a poco e lasciare che la trama si snodi lentamente, in modo che i vari fatti che accadono ti lascino veramente senza parole!

Partendo dal presupposto che questo libro è stato ultimato nel 1985, credo che anche lo stile e il ritmo dei contenuti si addicano molto a quegli anni lì. Penso che si debba anche tenere conto di questo particolare.

Il paragrafo del cuore che ho selezionato vuole essere l’essenza, che mi è stata trasmessa. Lo voglio anche considerare una specie di messaggio, racchiuso per me dentro al libro, per farmi capire meglio il periodo che stiamo attraversando e che ogni soggetto individualmente vive con le proprie paure e insicurezze.

Offglen ci ricorda che l’essere umano è ADATTABILE. Una splendida parola, un dono, che è stato dato a tutti noi! Siamo tutti adattabili… come anche lei, che vuole dimostrare, come in un mondo così lontano da quello che aveva vissuto fino a qualche anno prima, sia riuscita a trovare “una soluzione”, per superare lo sconforto e il disagio. Anche in questo caso, qual è stata la soluzione? L’amore… un amore inteso come una scappatoia, una via d’uscita a cui aggrapparsi, una sorta di effetto placebo, che aiuta a superare quel qualcosa di insormontabile, come la condizione di Ancella, a cui è stata destinata.

Nick, infatti, non è sicuramente l’amore per sempre, l’uomo dei suoi sogni, no! È un salvatore, il traghettatore che la trasporta da una condizione di sottomissione totale ad una di leggerezza e libertà, anche solo per qualche ora.

Offglen è fragile, ma allo stesso tempo un personaggio forte e dalla fibra resistente, tenace nel barcamenarsi tra gli attori di quel nuovo assetto societario. L’ho adorata mentre spiegava la sua vita precedente, con suo marito Luke e la loro figlia di pochi anni appena. La tenerezza che viene dipinta nel raccontare il rapporto tra lei e la figlia rivela una scrittura dolce e a tratti molto materna.

Il rapporto tra lei e il Comandante, invece, si rivela misterioso e non molto chiaro fino alla fine: un passaggio che tiene l’attenzione molto alta e l’interesse così si acuisce molto.

Un libro che mi ha fatto ricredere dopo le prime 100 pagine, che servono al lettore per entrare in un mondo davvero sottosopra.

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“Come farfalle sull’acqua” di Monica Tedeschi: delicato, elegante e volubile… proprio come le farfalle!

Oggi vi parlo di una delle ultime letture che ho terminato: “Come farfalle sull’acqua” di Monica Tedeschi, una talentuosa artista fotografa, alle prese con l’esordio di questa sua prima opera letteraria.

Per prima cosa, ecco i 3 punti, per introdurvi al meglio questa recensione:

1) LA TRAMA. L’autrice racconta la sua vita, fatta di una obbligata convivenza con la depressione bipolare, causa e anche un po’ merito della sua difficile, ma straordinaria crescita personale e professionale. La scrittura è scorrevole, vera, senza filtri, senza edulcorazioni e senza congetture. Monica attraversa alcuni episodi della sua biografia, spiegando con cura la sua esistenza costellata dall’eterno conflitto di creazione e distruzione dato dalla depressione. Si ispezionano i rapporti umani, le relazioni affettive e lavorative e le difficoltà nell’accettare questo ostacolo, che arriva a forzare decisioni, rinunce e fughe.

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE. Nasciamo piangendo, cresciamo in conflitti interiori e sociali, diventiamo adulti in mondi e società che cambiano repentinamente, invecchiamo spesso quasi mai pronti all’invecchiamo stesso.

Viviamo sapendo di morire, due estremi filosoficamente inaccettabili, sembra di essere venuti al mondo con una conditio sine qua non.

È come se ci dicessero alla nascita, quando gridiamo il primo pianto… ecco ora sei qui, ma è solo un passaggio. Ora sei ma non si sa quando non sarai più.

3) DA LEGGERE SE… vuoi approfondire questa tematica importantissima, ma spesso un po’ trascurata, ovvero la depressione bipolare.

La depressione bipolare è una materia, che si può definire “moderna”, “ostica” e in molti casi difficile da tenere sotto controllo. Mentre, leggevo il libro di Monica, mi è capitato di soffermarmi per diversi minuti su alcuni brani del suo racconto, di rileggerli 2 o 3 volte e di rimanere per alcuni secondi a pensarci su.

Monica parla senza inibizione delle sue alternanze di fasi profondamente depressive a fasi al contrario molto euforiche. La destabilizzazione, che lascia questo gioco di cambiamenti, è dura da combattere e non si può fare finta di niente.

Mentre leggevo il libro di Monica, ho cominciato a guardare anche la miniserie “Modern Love” su Amazon Prime Video. Tra il scettico e il sospettoso-andante, ho deciso di dare una possibilità a questi otto episodi, che hanno l’intento di parlare dell’amore dei “nostri” tempi, i tempi moderni, il nuovo millennio, che regala amori un po’ impossibili, o solamente un po’ indecisi a partire e a fare il botto. Ogni episodio tratta di una storia d’amore particolare e sempre diversa, che viene poi supportata nell’andare avanti o nel concludersi da una specie di “persona-catalizzatrice”, che aiuta il/la protagonista a prendere la decisione giusta.

Uno degli episodi che più mi ha colpito è proprio quello riguardante la depressione bipolare, che vede una stupenda e bravissima Anna Hathaway, nel ruolo di una ragazza affetta da questo disturbo. In questo episodio di Modern Love, viene fuori la sofferenza e la difficoltà nel mantenere e approfondire anche solamente una conoscenza con un ragazzo incontrato una mattina qualunque in un supermercato. Anna Hathaway, che interpreta il ruolo di un avvocato in carriera, combattuta dal confronto che subisce tutti i giorni nel lavoro e in famiglia con il bipolarismo, riesce finalmente ad essere aiutata dalla sua collega (ecco, che compare la catalizzatrice!) ad uscire dalla bolla di sapone che si era costruita. E… finalmente anche io ho avuto il mio lieto fine! 😊

Guardando questa storia e continuando a leggere Monica, ho trovato davvero tanti punti in comune: primo fra tutti, il dispiacere di rinunciare a qualsiasi sfida, relazione o situazione. Seconda cosa, la continua necessità di fuggire e cambiare vita, che nasconde una necessità di scappare da un destino più grande di sé stessi, in alcuni momenti troppo impegnativo per far sì che venga affrontato da sole/i. Come in Modern Love, anche nel libro di Monica sono riuscita a trovare LA persona catalizzatrice, che è incaricata di cambiare le sorti dei nostri destini e regalarci il nostro MERITATO (seppur sofferto) lieto fine: proprio il suo papà, che fin dalla scoperta del bipolarismo, non abbandona Monica in nessun momento, diventando una delle spalle migliori a cui affidarsi e spronandola a dare sempre il meglio di sé stessa in tutto ciò che crea, affronta o semplicemente vive!

“Come farfalle sull’acqua” è un libro stimolante, da cui non riesci a staccarti, fin dalla prima pagina!

Spero che lo leggerete presto! Alla prossima recensione! Bye!