Reviews

I racconti del disagio, una new entry nel catalogo di Caravaggio Editore

Cari lettori,

avete sfogliato nell’ultimo periodo il catalogo di Caravaggio editore? Se avete seguito alcune mie stories su Instagram, avrete visto che tra i miei ultimi acquisti c’era il nuovo libro di Luca Maletta, intitolato “I racconti del disagio”.

Ispirata solamente dal titolo, ho deciso di inserirlo immediatamente nel carrello e di completare l’acquisto! Il disagio… sicuramente, una condizione, che soprattutto in questi ultimi due mesi, un po’ tutti abbiamo avvertito e almeno una volta nominato! Mi ha incuriosito tantissimo anche l’impaginazione del libro, cosa che ho potuto notare secondariamente, quando il libro era pronto per essere sfogliato. Molto originale la stesura delle pagine, come se il libro fosse ancora sotto forma di bozza. Man mano che si leggono i racconti, si trovano qua e là commenti e appunti, lasciati apposta proprio dallo scrittore: un’idea carina, ma anche un modo per coinvolgere maggiormente il lettore.

Andiamo, come sempre, ad analizzare il libro attraverso i 3 punti che caratterizzano la #recensioneblue:

1) LA TRAMA. Non esiste una trama, proprio perché nel libro sono contenuti ben 34 racconti, ognuno dei quali illustra un episodio a sé stante, ma il fattore comune è proprio il disagio, la condizione che attanaglia i protagonisti delle varie storie.

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE proviene dal racconto n. 16, che parla di una anziana signora, che si presta come modella per una giovane pittrice, che le fa un ritratto (da cui ha origine il titolo di questo racconto). Non voglio svelare oltre, perché secondo me vale la pena che venga letto 😊. Per il momento gustatevi il mio paragrafo preferito!

<<Sei una così bella ragazza, è un peccato tu non stia bene con nessuno.>>

<<Non ho bisogno di qualcuno per stare bene>> fece la giovane.

Teresa non si scompose.

<<Certo, hai ragione. Non volevo suggerirlo. Solo dovresti stare lì fuori a vivere, invece che startene rinchiusa con una vecchia. Hai delle amiche?>>

Di nuovo, Sara scosse le spalle. Teresa lo riuscì a vedere appena.

<<Preferisco gli anziani.>>

<<E perché?>>

Sara si accorse di non aver mai pensato veramente a una risposta.

<<È illuminante.>>

La modella non parlò, lasciando fosse la pittrice a continuare.

<<Ci vuole tempo per capire cosa ti stanno dando, e questo mi piace. Non so, forse sono anziana dentro.>>

Teresa sorrise.

<<Non è possibile. Invecchi quando hai perso tutto.>>

<<E si può restare giovani da vecchi?>> chiese Sara.

<<Non lo so. Spero di sì>> bofonchiò l’altra – poi aggiunse: <<Perché dipingi le persone anziane?>>

Evitando la risposta, che comunque aveva già dato, la pittrice disse: <<Mi piacciono le ragazze.>>

Teresa ne fu sorpresa, ma volle mostrarsi moderna.

3) DA LEGGERE SE… siete alla ricerca di un libro, che vi faccia uscire alla grande da questa quarantena! A me ha ricaricato!

Quanto disagio esiste dentro ognuno di noi?

Leggendo ciò che Luca Maletta racconta con tanta sincerità e malinconia ho pensato che alcuni dei ricordi personali più impressi nel cuore siano proprio quelli, in cui mi sono sentita a disagio: una situazione, un gesto, uno sguardo sbagliato, una frase nascosta in mezzo a tanti pensieri buttati alla rinfusa in una discussione. Ciò che più torna in mente è proprio quella sensazione di fastidio e di antipatia, quei momenti, in cui “avresti voluto dire…” – “avresti voluto essere…” – e così via…

Leggere “I racconti del disagio” non è stata una “passeggiata”: non fraintendetemi, è stata una lettura molto significativa, ma allo stesso tempo una di quelle che definisco <<disturbante-dell’animo>>, perché va a toccare corde sensibili del cuore, proprio quelle che vorremmo tenere al riparo.

Prediligo, tuttavia, letture di questo tipo, sono quelle che permettono di riflettere e che trasmettono umanità, che fanno capire che a questo mondo c’è ancora qualcuno che si accorge dell’essere umano, in quanto tale, e non solamente in quanto apparenza e fisicità!

Ogni storia che Luca racconta mettere in risalto la passione, la disperazione e la fragilità degli esseri umani coinvolti. Di fronte alla cattiveria, che la Vita amaramente ci prospetta, siamo tutti spauriti e senza mezzi. Non riusciamo a uscirne, ma soccombiamo penosamente, anche se opponiamo resistenza, anche se ci ribelliamo, anche se alziamo la testa. La lezione finale è sempre la medesima: la Vita è più forte di tutto ciò che pensiamo sia al di sopra e il conto da pagare è obbligatorio per tutti, purtroppo.

Oltre a “Il ritratto”, ho apprezzato molto:

  • Il racconto n. 3 “Estinzione”, a metà tra un sogno e un mondo distopico, lo stile di Luca Maletta è molto ermetico, non sempre svela, ma piuttosto cela, mettendo il lettore nella condizione di compiere quel collegamento tra sinapsi, per comprendere al meglio il significato del suo messaggio!
  • Il racconto n. 7 “La Vacca”, quello che mi ha fatto maggiormente rabbrividire e rattristare, tanto da voler entrare io nella storia per fare un po’ di giustizia tra i vari personaggi 😊

A volte, neanche si presentava in classe, con la mente. Il suo corpo poteva essere lì, tutto composto, col giacchetto addosso e lo zaino in spalla, ma la mente no – quella era lontana: rivolta a ricordi lontani. L’asilo, il cortile; lei che era una bambina come tante: né speciale, né diversa.

  • Il racconto n. 18 “Diverse melodie”, come si suole dire: breve, ma intenso!
  • Il racconto n. 29 “Il giacchetto”, così triste, così ingiusto!
  • E per finire il racconto n. 33 “Carta bruciata”, in cui affiora la falsità e la mancanza di empatia tra gli uomini, tra l’altro amici…

I racconti del disagio” è disponibile sul sito di Caravaggio editore, dategli un’occhiata, mi raccomando!

Reviews

“Benvenuti nel 2050” – Scoprire il futuro con alcune riflessioni

Cari lettori,

mi sono presa una pausa per leggere un po’ in solitaria. A volte si è calati così a fondo nel ruolo, che la quotidianità ci ha assegnato, tanto che non si riesce a concludere quello a cui sentiamo di essere maggiormente destinati. Sperando di riuscire a scrivere con più assiduità, vorrei rompere questo silenzio che dura da prima di Natale con una lettura, che mi ha tenuto compagnia sia durante le vacanze natalizie, sia nel periodo subito successivo.

Vi parlo, quindi, di un saggio acquistato qualche mesetto fa: è il saggio della futurista Cristina Pozzi, dal titolo “Benvenuti nel 2050 – Cambiamenti, criticità, curiosità”.

Avevo letto alcune info di questo saggio proprio l’estate appena passata; mi aveva incuriosito a tal punto, che ero entrata in libreria, presa dal tipico “acquisto-d-impulso” 😊

Partiamo subito con i 3 punti, che mi servono per fare una panoramica della lettura:

1) LA TRAMA. Cristina Pozzi racconta con uno stile molto chiaro e descrittivo tutto quello che ci aspetta tra soli 30 anni (eh sì, sono davvero pochi). Il libro si suddivide in quattro parti, che affrontano ognuna un aspetto diverso del futuro che verrà. Vari argomenti vengono analizzati: dalle caratteristiche demografiche, culturali e politiche della popolazione del futuro a come useremo il nostro tempo libero, dai viaggi interstellari alle mutazioni della nostra alimentazione. Il ritmo è vario e non ci si riesce ad annoiare nemmeno per una pagina!

2) IL PARAGRAFO DEL CUORE (in questo caso, non è proprio un paragrafo che “fa battere il cuore”, ma è la cosa che mi ha più colpito di questo futuro 2050!). Molti, come primo appuntamento, scelgono quello virtuale perché i sensori degli strumenti di realtà virtuale, esaminando la dilatazione delle pupille e i battiti del cuore di entrambi, rivelano immediatamente se ci sono le basi per una relazione duratura. Durante l’appuntamento virtuale è possibile cambiare location e godersi un tramonto in riva al mare, una passeggiata in campagna o una cena all’ultimo piano di un grattacielo con vista su tutta la città. […] Nella migliore delle ipotesi, qualora cupido scocchi la sua freccia elettronica, è anche possibile sperimentare il primo bacio in formato virtuale.

3) DA LEGGERE SE… siete da sempre fan del futuro o di film come “L’uomo bicentenario”, “Ritorno al futuro” e “In Time”…

Robin Williams in “L’uomo Bicentenario”

“Benvenuti nel 2050” è un libro che oltre a sorprendermi per il modo in cui (presto) vivremo, mi ha fatto anche molto riflettere. Che forse Cristina Pozzi raccontando tutte queste possibili evoluzioni, non abbia voluto “spaventarci” (nel senso buono del termine) anche un po’?

In alcuni pezzi del libro, tra lo stupore e la meraviglia di leggere che ci nutriremo solo di insetti e ci fidanzeremo dopo esserci affidati ad un algoritmo, che ci indicherà il partner idoneo per noi, mi sono anche sentita un po’ intimorita al pensiero che qualsiasi cosa vorremmo fare sarà “facile”, accessibile, veloce, non più una perdita di tempo. Gli spostamenti saranno molto più rapidi, le informazioni le potremo leggere sul frigo di casa nostra (qualsiasi esse siano) e la tecnologia avrà fatto passi che non si potranno nemmeno definire “da gigante”. Ciò che più mi ha impressionato è che non ci sarà più la cosiddetta fatica nel guadagnarsi qualcosa. Scusate la superbia, ma sono figlia di un’epoca dove le ricerche per scrivere un testo o un saggio o semplicemente un lavoro scolastico, si effettuavano in biblioteca o sulle pesanti e spesse enciclopedie dei nonni. Non riesco ad immaginare un mondo dove sia tutto pronto, sia tutto “ok, premi questo pulsante e ti sarà dato”. Non riesco davvero a farmene una ragione e nel riflettere su questo, mi sento già estremamente vecchia e demodé.

Magari è giusto che l’umanità non abbia diritto a conoscere il futuro, cosa gli aspetterà, cosa succederà. Avere la certezza dei cambiamenti e sapere che davvero si avvererà tutto in quel modo non è un pensiero che ci è dato avere. Pensate a quello che potrebbe scoppiare!

Il saggio mi ha fatto scoprire un nuovo lato di me stessa: non avrei mai pensato di essere così “paurosa” del futuro. Mi reputo una persona, che fa di tutto per adattarsi alle situazioni e che cerca di trovare il lato positivo, ma la lettura di questo saggio mi ha davvero sorpreso.

Da un lato, rimango scettica sullo scenario che tra così poco tempo, tutto ciò si possa realizzare, dall’altro lato, vorrei poter aver l’occasione di vivere le situazioni che descrive Cristina, per capire come ci si sente ad essere in prima linea!

Come dice il proverbio “Chi vivrà, vedrà”… Nel 2050 ci ritroveremo qui per fare la check-list di ciò che si è avverato e di ciò che deve ancora essere, che ne dite?